Dall’individuo al Sistema
Industriale, agroalimentare e tessile sono i principali rami produttivi del Piemonte, ma sono tra i settori a più alto impatto ambientale. Come dev’essere riformato il sistema produttivo? Quanto è disposto il singolo individuo a cambiare le proprie abitudini in un’ottica più sostenibile?
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Dai trasporti pubblici da incentivare, alle multe per il green washing. Dalla gestione più efficiente delle energie idroelettriche, all’agricoltura urbana a Torino. Sviluppo responsabile è un tema vasto e articolato. E infatti la partita dello sviluppo economico nella Regione ha in palio molto di più della crescita produttiva del territorio: la lotta al cambiamento climatico, la sfida per l’innovazione, il lavoro come luogo di sviluppo della coscienza civica, i tentativi di limitare gli sprechi e aumentare l’efficienza, la crescita di consapevolezza dei cittadini in quanto membri di una comunità. Sono tanti - ma non tutti - gli aspetti che entrano in gioco quando si parla del sistema produttivo regionale. Collegati tra loro, concatenati l’uno dall’altro.
Prendere delle scelte, però implica non prenderne altre: al calcolo delle ipotesi e delle conseguenze,
si aggiunge quello delle manovre in virtù dal “male minore”. Cosa può rallentare l’esaurimento delle risorse del pianeta? Come può il singolo trovare il coraggio di attuare azioni virtuose nei confronti dell’ambiente anche - o soprattutto - se il sistema delle aziende, tra sprechi e rifiuti mal gestiti, non sembra garantire una politica comune di intervento?
Il percepito è difforme. Ad esempio, puntare sull’innovazione tecnologica potrebbe ostacolare le misure per combattere il cambiamento climatico. Di fatto, il nodo da sciogliere per quanto riguarda uno sviluppo economico veramente “responsabile” non riguarda quindi solo la scelta degli interessi da perseguire. Ha a che fare anche con l’equilibrio tra i vari interessi in gioco, che devono essere ricomposti in un quadro unitario e non esclusivo.